“Il cinema d’animazione e l’Italia”: retrospettiva minima del convegno

Il convegno di studi “Il cinema d’animazione e l’Italia: autori, teorie e stato dell’arte”, dopo due giornate di lavori (29-30 maggio 2014), si è concluso con bilancio positivo. L’iniziativa, nata da un’idea di Marco Bellano e organizzata con Alberto Zotti, è stata resa possibile grazie all’impegno congiunto del Dipartimento dei Beni Culturali e del Corso di Laurea DAMS dell’Università degli Studi di Padova, del Cinit-Cineforum Italiano e della S.A.S. – Society for Animation Studies.

Locandina del Convegno
Locandina del Convegno

Il prof. Raffaele Luponio, docente del Laboratorio di Cinema d’Animazione offerto ogni anno agli studenti del DAMS, ha contribuito al convegno con nove videosigle animate, realizzate dai suoi allievi nell’Anno Accademico 2013-14.

 Il convegno si è sviluppato lungo sette panel tematici. Il primo, “Tra omaggi e citazioni”, ha inaugurato i lavori, nella Sala delle Edicole presso il Palazzo del Capitanio, con la relazione di Marco Vanelli “Fellini e l’animazione: un rapporto biunivoco”, dedicata in modo particolare al confronto fra la sequenza della tabaccaia in Amarcord (1973) e il cortometraggio disneyano Education for Death (1943) ; a seguire, l’intervento di Marco Bellano “«Oh… Musica moderna!» Hollywood, satira e ‘modernismo’ nella musica di Giuseppe Piazzi per I fratelli Dinamite (1949)” ha analizzato la complessa valenza satirica della musica “stravinskyana” che accompagna il primo lungometraggio d’animazione italiano.

I fratelli Dinamite (Nino Pagot, 1949)
I fratelli Dinamite (Nino Pagot, 1949)

 Il panel “Prospettive storiografiche 1” ha dato la parola a due nomi illustri della ricerca sul cinema d’animazione. Giannalberto Bendazzi, in collegamento telematico da Cracovia, ha parlato di una autrice che figura tra i pionieri dell’animazione nel nostro paese, nell’intervento “Un’italiana a Parigi. Leontina “Mimma” Indelli”; Carlo Montanaro ha invece offerto una ricchissima ricapitolazione sulla storia e lo stato del patrimonio filmico animato in Italia, ovvero “C’era una volta l’animazione italiana”.

Le bateau ivre, dipinto di Mimma Indelli, 1992
Le bateau ivre, dipinto di Mimma Indelli, 1992

 In attesa del terzo panel, il convegno ha offerto al suo pubblico la prima di tre proiezioni, programmate grazie al contributo dell’archivio Carlo Montanaro: La storia di Lulù (Arrigo Frusta, 1908) e Anacleto e la Faina (Roberto Sgrilli, 1941). Si è dunque proseguito con “L’Italia nell’animazione internazionale: a Oriente”. Marco Pellitteri, in videoconferenza, ha descritto l’impatto dell’animazione giapponese sulla programmazione televisiva italiana tra anni ’80 e ’90 (“Animazione giapponese in Italia: strategia di programmazione e fasi di successo”); sempre nell’ambito della produzione nipponica, Roberta Novielli ha esaminato la presenza di fonti narrative italiane (“Tra sacro e profano: l’Italia nel cinema di animazione giapponese”).

“Marco, dagli Appennini alle Ande” (Haha wo Tazunete Sanzen Ri, Isao Takahata, 1976)

 Nel pomeriggio, il convegno si è spostato nella Sala del Consiglio del Palazzo Liviano; il panel “Animazione in Italia, l’Italia nell’animazione” ha messo a confronto le competenze didattiche di Chiara Magri (“Fra arte e industria. L’esperienza del corso di cinema d’animazione del Centro Sperimentale di Cinematografia a Torino”) con l’analisi delle strategie di promozione dei lungometraggi animati italiani nell’ultimo quindicennio, esposta da Emiliano Fasano (“Da un grande potere, deriva una grande popolarità. Da La gabbianella e il gatto al successo planetario delle Winx: l’animazione italiana alla conquista del pubblico”). A conclusione del panel, un intervento “a due voci”: Anna Antonini e Chiara Tognolotti si sono occupate di “Burattini animati. Le avventure di Pinocchio nel cinema animato italiano”.

Pinocchio (Enzo D'Alò, 2012)
Pinocchio (Enzo D’Alò, 2012)

 La prima giornata di lavori si è chiusa con un panel monografico, dedicato alla figura di un decano dell’animazione italiana: Francesco Maurizio Guido, ovvero Gibba, che ha assistito in videoconferenza agli interventi di Mauro Giori (“Quando l’animazione italiana tentò la via del porno. Intorno a Il nano e la strega (1975) di Gibba e Libratti”) e Cristina Formenti (“Dal neorealismo al documentario animato scientifico: le animazioni “realiste” di Gibba”). Il regista, novantenne, ha poi interagito vivacemente con il pubblico, rispondendo a domande e introducendo la proiezione de L’ultimo sciuscià (Gibba, 1947).

L'ultimo sciuscià (1947), disegno di Gibba
L’ultimo sciuscià (1947), disegno di Gibba

 Il 30 maggio il convegno ha ripreso il suo itinerario dal panel “Fonti artistiche per l’animazione italiana”, occupandosi di quegli autori italiani orientatisi contemporaneamente, ma indipendentemente, verso l’uso di un’immagine “pittorica” nell’animazione: Priscilla Mancini ha descritto “La Corrente neopittorica nel cinema d’animazione italiano”. Il giornalista e saggista Luca Raffaelli ha invece esplorato una rete di influenze tematiche e stilistiche tesa fra Italia, Canada e Jugoslavia, in “I sentieri nascosti di Bruno Bozzetto: tra Konrad Lorenz, Disney, il Canada e la Scuola di Zagabria”.

La corrente neopittorica: La Piccola Russia (Gianluigi Toccafondo, 2004)
La corrente neopittorica: La Piccola Russia (Gianluigi Toccafondo, 2004)

 “Prospettive storiografiche 2: la due Guerre e la propaganda” è stato il panel conclusivo. Denis Lotti ha presentato alcuni tra i primissimi film italiani in cui si sono adoperate tecniche d’animazione, soffermandosi sul fortunoso ritrovamento di una pellicola creduta da tempo perduta, Il sogno del bimbo d’Italia (Riccardo Cassano, 1915). Dopo la sua relazione, intitolata “Sogni di bimbo a passo uno. L’animazione nel film muto italiano di propaganda bellica (1915-1917)”, Raffaella Scrimitore ha presentato “Luigi Liberio Pensuti, film d’animazione oltre la propaganda”, annunciando inoltre il probabile ritrovamento di nuovi film, ritenuti dispersi, di un autore raffinato ma non ancora sufficientemente studiato.

Manifesto di Il sogno del bimbo d'Italia (Riccardo Cassano, 1915)
Manifesto di Il sogno del bimbo d’Italia (Riccardo Cassano, 1915)

 Dopo la ultime proiezioni (Nel paese dei ranocchi, Antonio Rubino, 1942; Lulù (Segundo De Chomón, 1908; La piccola fiammiferaia, Romano Scarpa, 1953) una tavola rotonda finale ha visto un nuovo intervento di Gibba e la presentazione di un progetto mirato a proseguire quanto iniziato dal convegno, ovvero la creazione di rapporti più stretti tra studiosi del cinema d’animazione in Italia. È stata allora annunciata la nascita del sito internet “Animata – Rete di divulgazione e ricerca sul cinema d’animazione” inteso a raccogliere articoli, annunci di convegni e pubblicazioni nonché risorse bibliografiche, per favorire il dibattito e combattere l’eccessivo “individualismo” in un ambito del sapere dove oggi, come ha affermato Bendazzi, «l’Italia non è seconda a nessuno».

Alberto Zotti, Marco Bellano. Foto di Valentina Valente
Alberto Zotti, Marco Bellano. Foto di Valentina Valente

Pieghevole con il programma completo del convegno